…intonati si diventa?
Ai nostri bambini piace cantare, ma spesso questa attraente pratica non è sorretta da un’educazione corretta: la voce, lasciata in balia di se stessa, non produce quei bei suoni che sono indispensabili per creare la magia della musica.
Il bimbo che non è stato guidato a sviluppare le proprio capacità canore diventa un adolescente il quale, preoccupato di non esserne all’altezza, non proverà più a cantare nemmeno durante le lezioni di musica a scuola e difficilmente, diventato adulto, troverà l’occasione e l’umiltà per imparare a modulare la voce.
E’ così che molte persone pensano di “essere stonate”.
In realtà vari studi scientifici escludono che l’essere stonato sia una condizione fisica – se non nella piccolissima percentuale di persone con gravi e riconosciuti problemi all’apparato vocale – anzi, è stato recentemente osservato dalla Dott.ssa Krista Hyde, in uno studio condotto per il canadese Montreal Neurological Institute, che in una parte del cervello i “canterini” hanno più materia bianca degli “stonati”.
Secondo Hyde la percezione della musica è uguale per tutti – anche perché non sono state osservate diversità nella corteccia uditiva durante l’ascolto – e quindi un prolungato esercizio di ascolto della musica potrebbe far crescere la materia bianca, aumentando la musicalità nei soggetti senza – o con poco – orecchio musicale.
La prima attività musicale è proprio quella di ascoltare e ‘ascoltare in maniera attiva’, non lasciare che la musica e i suoni dell’ambiente circostante restino in sottofondo: è importante allenarsi a distinguerli, a riconoscerli e a studiarli.
Naturalmente per diventare intonato non basta un giorno: ogni abilità si impara col tempo e con la costanza.
Gli unici limiti possibili sono quelli che ci poniamo noi stessi.
Insomma, il canto è come lo sport: i campioni sono rari, ma, con una corretta impostazione e con costante esercizio, tutti possono ottenere buoni livelli in qualsiasi disciplina.